Era da tanto tempo che non uscivo da un teatro così felice e soddisfatta. Il Minestrone, spettacolo scritto da Niccolò Felici e diretto da Alessandro Cecchini, con Niccolò Felici, Giuseppe Zep Ragone, Giorgio Petrotta, Sofia Ferrero al Teatro Lo Spazio è veramente un’opera riuscitissima dall’inizio alla fine. Prima di tutto per la scelta del tema centrale, il mondo degli chef e delle cucine, che è estremamente attuale e in voga, per parlare di rapporti umani, del coraggio di lasciar andare e della necessità di capire quando è il caso di ricominciare. E poi per la scelta del cast, a dir poco OTTIMO, con gli attori affiatati, incisivi e convincenti che riempiono la scena senza mai appesantirla.
Il Minestrone come metaforica dichiarazione di intenti per una società più “ugualitaria”
Il Minestrone è una grande metafora, a partire proprio dal titolo. Si tratta di una ricetta in cui non esiste la diversità, dal momento che tutti gli ingredienti convivono in un equilibrio bilanciato di sapori e gusto. Il Minestrone è un piatto inclusivo, semplice ma sostanzioso, tradizionale ma aperto alle novità; insomma la metafora perfetta per indicare un’ideale sublimazione del tempo che stiamo vivendo. Il Minestrone, nella misura in cui funziona proprio per la sua eterogeneità e per la convivenza di elementi anche molto diversi tra loro, potrebbe considerarsi come una dichiarazione di intenti, una speranza.
La casa di Sonia: i personaggi
Come si evince da queste premesse, lo spettacolo è tutto ambientato nella cucina di un ristorante: La casa di Sonia, in cui si muovono con dimestichezza e disinvoltura i quattro protagonisti. Che salendo sul palco gradualmente delineano subito, in maniera delicata ma decisa, i tratti principali dei loro personaggi.
Davide e Guido: il cuoco e lo chef
Innanzitutto compaiono in scena i due giovani chef: Davide e Guido che, rispettivamente, rappresentano in maniera emblematica i due modelli di concepire lo stare dietro ai fornelli. Da una parte c’è Davide – Niccolò Felici, più cuoco che chef, incurante dell’abbigliamento ma interessato alla ricerca e alla genuina sperimentazione culinaria, mosso dunque dalla passione più che dall’ambizione.
Dall’altra c’è Guido – Giorgio Petrotta, indiscutibilmente chef, dalla mentalità ambiziosa ed imprenditoriale, elegantissimo ed impeccabile nella sua divisa, appassionato ma più legato alla forma, intesa come idea di carriera, che alla sostanza. Come se, a differenza di Davide, per lui la buona cucina fosse il mezzo per arrivare e non lo scopo. Davvero esilarante per mimica facciale che ne accompagna la recitazione.
Zep Ragone: ruvido in apparenza
Poi c’è un magnifico Giuseppe Zep Ragone nel ruolo del ruvido Richard, proprietario del ristorante, in quanto fratello della defunta Sonia che lo aveva fondato. Un burbero dal cuore tenero che, affezionato al ricordo della sorella, prova risollevarne le sorti del progetto, prendendo a cuore tanto il ristorante, quanto la relativa brigata di cucina. Con fermezza ed ironia, nella commedia gioca il ruolo di colui che aiuta i ragazzi ad orientarsi oltre che tra i fornelli nel percorso di vita. Bellissimo il modo in cui parla di relazioni con Davide.
Sofia: un personaggio femminile costruttivo
Infine appare Sofia – Sofia Ferrero, nipote di Richard, che, con la sua apparente leggerezza, innesca profonde dinamiche affettive e di crescita personale. Dimostrandosi un personaggio femminile costruttivo, grazie al quale Davide e Richard intraprendono un importante percorso di maturazione e crescita personale. Bello anche il rapporto della ragazza con lo studio. Inizialmente, dopo la precoce perdita della madre, utilizzato come scudo, rifugio e protezione dalla realtà; poi, dopo un percorso di crescita interiore, trasformato in uno strumento per affrontare il mondo, aprirsi al diverso e alla dimensione del viaggio.
Uno spettacolo che FA RIDERE
Non so voi ma io raramente riesco a lasciarmi andare ad una sana risata. Ebbene, Il Minestrone: fa ridere!!! Ma proprio Ridere, con la R maiuscola, perché si nutre di una serie di battute originali e brillanti che suscitano una genuina ilarità. Il cinismo secco di Zep Ragone, unito all’inesperienza dei ragazzi, si scontra con la fresca ingenuità di Sofia, generando situazioni esilaranti e sempre intelligenti. I riferimenti sottaciuti all’attualità e le battute al limite del “politicamente scorretto”, rendono il tutto ancora più coinvolgente e divertente; creando anche una grande complicità tra attori e pubblico, senza mai dover rompere la quarta parete.
Insomma, proprio come un buon minestrone, il mix è irresistibile. Gli attori sono il fiore all’occhiello di questa commedia fresca e brillante che, con spontaneità, ne mette in luce le qualità senza forzature. Tutto fila liscio, anche le scene più elaborate, come quella bellissima del musical o quella della sbornia, si inseriscono in maniera fluida nel tessuto narrativo.
Avrete capito che lo consiglio assolutamente, anche per il finale che stupisce con delicatezza.
Bravissimi.
L.P.