Sono lieta di condividere una riflessione sulla tecnologia al Festival dei Due Mondi, pubblicata su Mentinfuga l’11 luglio 2022.
La tecnologia al Festival dei Due Mondi
La tecnologia non è solo sinonimo di freddezza, razionalità, calcolo. La realtà virtuale, così come l’intelligenza artificiale, non rappresentano necessariamente una minaccia per gli uomini ma, come si può constatare concretamente a Spoleto, in occasione della 65° edizione del Festival dei Due Mondi possono costituire una grande opportunità. Non solo in termini di risoluzione dei problemi ma anche creativi, artistici, culturali.
In particolare, al Festival dei Due Mondi diretto da Monique Veaute, due progetti mi hanno colpito per l’originalità e l’uso tanto avanguardistico, quanto umano, delle nuove tecnologie.
Artificial Artechnology by Fondazione Carla Fendi
Per quanto riguarda l’arte, la Fondazione Carla Fendi con il progetto Artificial Artechnology ha approfondito la riflessione sul binomio arte e tecnologia, che porta avanti già da diversi anni. In piazza Duomo, Frammento Fatica N.26, ovvero una gigantografia della mano dell’artista, Daniele Puppi, protegge il teatro Caio Melisso. Come a voler dire che il nuovo ha il dovere, il compito, la capacità di proteggere il patrimonio culturale antico, di trasmetterlo, di tramandarlo. Perché, come afferma l’artista: “Non c’è cultura senza passato”.
Il Battistero di apre a Reality? di Gabriele Gianni
Nell’ambito dello stesso progetto si sviluppa Reality? di Gabriele Gianni, all’interno del Battistero della Manna D’Oro, in cui è consentito accedere uno per volta. All’ingresso, il Battistero si presenta nelle sue ricche vesti Seicentesche, apparentemente privo di alcun contributo dell’artista. Tutto cambia non appena si indossa l’attrezzatura per esperire l’installazione. Allora, muniti di casco e sensori, ci si ritrova inaspettatamente avvolti in un intricato groviglio di sinapsi colorate che, ad ogni tocco o carezza, rispondono pronunciando una parola, oppure una frase, in diverse lingue. In altre parole, si viene catapultati in una rappresentazione metaforica di una mente umana collettiva, in cui ognuno può ritrovare qualcosa che gli appartiene.
L’installazione è uguale per tutti ma ciascuno la vive secondo la propria sensibilità. Così Gabriele Gianni, regista, oltre che artista visivo, attraverso l’esperienza, induce gli spettatori a riflettere sulla domanda posta dall’installazione: Reality? Ovvero sull’impossibilità di congelare la realtà. Ove per congelare intendo oggettivare, cristallizzare; dal momento che, per quanto un fenomeno sia oggettivo, ogni persona, in quanto essere unico e irripetibile, ne avrà una propria peculiare visione.
Reality? È un percorso sinestetico, in cui la vista sostituisce il tatto. Luci, suoni e colori provocano sensazioni forti come se fossero fisiche o reali, in un climax ascendente che culmina alla fine, quando si pongono le mani sul fonte battesimale e improvvisamente tutto si fa oscuro. Una sorta di catarsi che, secondo l’artista si può leggere come una “ricerca dell’origine, della coscienza verso la materia, verso il luminoso”.
Blanca Li stupisce con Le Bal de Paris
Al Teatro Nuovo Giancarlo Menotti l’opera d’arte diventa totale. Con la magia de Le Bal de Paris di Blanca Li che dura ben 35 minuti. In questo caso, dodici spettatori, vengono letteralmente teletrasportati in una realtà altra, parallela, in cui interagiscono tramite dei veri e propri avatar, caratterizzati da maschere dai tratti ferini che rendono ancora più audace e misteriosa l’atmosfera della performance. Con la realtà virtuale messa appunto da Backlight Studio e la motion capture di Moka Club, la poliedrica Blanca Li fa vivere agli spettatori un’esperienza unica, in bilico tra sogno e realtà, presente e futuro, immaginario e virtuale. L’apparato tecnico a sostegno di questo incantesimo è complesso. L’attrezzatura per ogni “spettatore” è composta dal casco; un vero e proprio computer indossato come uno zaino; dei sensori ai polsi e alle caviglie.
L.P.
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