Guido Reni alla Galleria Borghese in collaborazione con Mentinfuga
Dopo le ultime mostre, dal carattere decisamente rock, che hanno visto entrare alla Galleria Borghese alcuni tra i più importanti, eclatanti ed innovativi esponenti del contemporaneo, il nuovo anno si apre con una mostra dal tono decisamente classico.
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Guido Reni torna alla Galleria Borghese
Con Guido Reni A Roma. Il Sacro e la Natura, a cura di Francesca Cappelletti, la Galleria Borghese torna a celebrare il proprio secolo: il 1600 e, in particolare, Guido Reni, artista caro a Scipione Borghese, ideatore e proprietario della villa. La mostra nasce proprio per accogliere al meglio l’opera “Danza Campestre”, tornata a casa dopo un’assenza di quasi due secoli. Infatti, il quadro, che fu realizzato dal maestro bolognese durante un soggiorno romano nel 1605 circa, per il Cardinale Scipione Borghese che ne fu il committente; risulta documentato sia nelle sue collezioni che negli inventari successivi fino al XIX Secolo, quando dopo essere stato venduto, andò disperso. Ricomparì poi nel 2008 sul mercato inglese, come opera di anonimo bolognese, per essere poco dopo attribuito giustamente a Guido Reni, suo legittimo autore e rientrare, nel 2020, presso la Galleria Borghese, suo luogo di naturale appartenenza.
La “Danza Campestre”
La “Danza Campestre” è caratterizzata dalla massima attenzione per la rappresentazione del paesaggio in ogni minimo dettaglio: per una magistrale resa delle graziose ed eleganti figure che lo popolo, tanto in primo piano: contadini e signori coinvolti nella danza campestre, quanto sullo sfondo, in cui sono ritratte diverse scene di vita campestre; per un eccelso uso del colore, che culmina sul fondo ove il verde della natura, sempre più rarefatta, si fonde con l’azzurro del cielo e del mare.
Un nuovo capitolo nella ricerca di Guido Reni
L’opera rappresenta l’incipit fondamentale per aprire un nuovo capitolo sulla ricerca artistica di Guido Reni, artista di successo, conosciuto però, fino ad oggi, come pittore di figure, poco interessato al paesaggio e si lega subito ad altri lavori a lui attribuiti. Primo tra tutti, il poetico “Paesaggio con scherzi di amorini”, in cui l’artista si mostra abilissimo, non solo nella resa del paesaggio, ma anche in quella dei puttini che lo popolano; dimostrando un’attenzione e una capacità, assolutamente né scontate né banali, nel ritrarre plasticamente anche i corpi dei più piccoli.
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