Terapia d’Urto, la stand up comedy senza peli sulla lingua, perché il teatro è sempre politico!
Irriverente, sacrilega, politicamente scorretta e super intelligente. L’ironia di Chiara Becchimanzi non fa sconti a nessuno e affronta, senza alcun timore e peli sulla lingua, tematiche che farebbero impallidire molti suoi colleghi uomini.
Così, pur essendo andata a teatro sulla base di una pura intuizione – perché non la conoscevo proprio – mi sono bastati i primi quindici minuti per capire di essere di fronte ad un’autrice, attrice, performer, donna di teatro a tutto tondo, che ha conquistato o/e scioccato, in tempo record – con un esordio da “first reaction: shock” – il pubblico del Teatro de Servi.
L’apertura: “First reaction: shock!”
Chiara Becchimanzi si è presentata sul palco in abiti ecclesiastici, precisando di essere la sacerdotessa di una nuova religione fluida, in cui il nome dio – mai pronunciato invano – ovviamente si conclude con la lettera schwa: diə. Poi, dopo aver spiegato i comandamenti e le regole base del nuovo credo, si è liberata degli abiti religiosi, con un ironico ed efficace spogliarello, con cui, oltre a dare prova delle sue abilità canore, nonché di burlesquer, strizzando l’occhio al teatro, ha dato effettivamente inizio alla stand up comedy vera e propria.
Il teatro come pronto soccorso dell’anima
La Becchimanzi, forte delle sue esperienze pregresse (teatrali, esistenziali e politiche), ha ingaggiato immediatamente un rapporto strettissimo con il pubblico. Consapevole di trattare tematiche scomode e scottanti, percepite – a tratti – ancora come tabù, la protagonista ha coinvolto gli spettatori con domande dirette. Del resto, definendo il teatro come pronto soccorso dell’anima e consapevole che il suo spettacolo, dal titolo programmatico, è di nome e di fatto una Terapia d’urto, si è premurata di monitorare lo stato e le reazioni degli spettatori in sala.
Una donna di teatro
Chiara Becchimanzi, a mio parere, incarna perfettamente l’idea di donna di teatro. Nella misura in cui si percepisce come il palcoscenico, su cui si muove perfettamente a suo agio, sprizzando sicurezza da tutti i pori, sia la sua dimensione naturale. Con la massima disinvoltura, giocando con il suo corpo, affronta tematiche decisamente ostiche. Oltre che di politica e religione, parla in prima persona e senza alcun giudizio di disturbi alimentari, analizzando come corollario il rapporto con il proprio corpo e il body shaming; di aborto, argomento che tratta con un coraggio, un’onestà e una crudità decisamente inconsueti, fino ad arrivare alla maternità; condizione che, sottolinea: non è obbligatoria per tutte le donne, dal momento che oggi è perfettamente legittimo decidere deliberatamente (e serenamente) di non avere figli.
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Uno spettacolo ben costruito
Il tutto è costruito con sapienza ed ottimamente calibrato; per cui, tematiche impegnative si alternano a battute dal carattere più leggero, seppur dense di significato, anche perché sempre raccontate in prima persona; come lo scontro con le mamme pancine o il racconto di un’esilarante caduta, resa ancora più divertente dall’epilogo sulle categorie del porno; con un alternanza del ritmo che rende lo spettacolo fluido e scorrevole.
Ho trovato lo stile di Chiara Becchimanzi estremamente efficace, per il suo essere impattante ma low profile. Per cui, pur avendo scavalcato subito la quarta parete, rivolgendosi direttamente al pubblico, lo ha fatto con grazia ed eleganza per testarne le reazioni. Dunque ne ho apprezzato la freschezza, la franchezza e la capacità, tipicamente femminile, di essere divertente, senza mai cadere nel qualunquismo o nella volgarità.
Uno spettacolo da vedere
Devo dire che al termine dello spettacolo ho provato un senso di gratitudine per Chiara Becchimanzi. Non solo per lo spettacolo in generale ma come donna. Perché il suo coraggio, il suo denunciare e parlare apertamente di determinate tematiche, in particolare aborto e DCA, mi ha restituito un senso di giustizia e libertà, decisamente positivo. Già perché, si può essere d’accordo o no; ma i diritti, in quanto tali, vanno rispettati e difesi, mai messi in discussione.
Il teatro è sempre politico
Inoltre, considerando il periodo che stiamo vivendo, penso che ogni occasione sia lecita per rivendicarli. Anche perché sono pienamente d’accordo con lei quando afferma che tutto il teatro, in quanto azione pubblica, è politico. Insomma, trovo che Terapia d’Urto sia uno spettacolo ottimo; che, a mio parere, costituisce un’ulteriore riprova di come la scrittura al femminile sia davvero vincente e impegnata. Capace di andare in profondità, senza mai perdere ironia e umorismo.
L.P.