Ludovica Palmieri

Circe, oltre l’Odissea, al di là di Ulisse.

Sebbene sia abbastanza appassionata di mitologia, devo ammettere, che non mi ero mai soffermata a riflettere sulla figura di Circe oltre l’Odissea, al di là di Ulisse. Almeno fino a quando Alessandra Fallucchi e Marcella Favilla non mi hanno portato ad aprire gli occhi su questa immagine femminile con il loro meraviglioso spettacolo: Circe: Le Origini.

Circe: Le Origini.

Circe: le Origini, la protagonista
Circe: Le origini, di Alessandra Fallucchi e Marcella Favilla, foto di Manuela Giusto

Il monologo, magistralmente interpretato da Alessandra Fallucchi, letteralmente vola e termina facendo sperare in un seguito. L’attrice appassiona da subito il pubblico, con il suo incedere solenne che, in apertura, la porta dalla platea al palco, coperta da un misterioso velo e vestita di un magico abito, opera di Sara Bianchi, che costituisce il principale oggetto di scena.

Lo spettacolo, presentato per la prima volta al Festival Appia nel Mito, è stato riproposto, con grande successo, alla manifestazione I solisti del teatro, ai Giardini della Filarmonica di Roma, dove ho avuto occasione di vederlo.

Le origini di Circe

Circe, figlia del Titano Elios e di Perseide, sorella di Perse, Eete e Pasifae, rispetto ai fratelli, come dea, ebbe una sorte meno fortunata. A parte il dono dell’immortalità, infatti, ella non godeva di alcun particolare potere. Solo molti anni dopo esser venuta al mondo, scoprì di essere una potentissima “farmakeia”. In altre parole, il portentoso, quanto pericoloso – anche per gli dei – dono di Circe era quello di saper capire e utilizzare i farmaka, ovvero quelle potentissime erbe con cui compiere sortilegi e magie, in grado di stordire, influenzare e piegare anche gli stessi dei dell’Olimpo. Fu proprio grazie ai farmaka che Zeus riuscì a sconfiggere suo padre Krono. 

L’esilio

Così, proprio per questa poderosa abilità, emersa nonostante il divieto, da parte della nonna Teti di maneggiare questi farmaka, Circe fu esiliata, in quanto minaccia per le altre stesse divinità.

Circe una donna in ricerca

Eppure, nonostante questa difficile condizione, l’immagine di Circe che ci restituisce Alessandra Fallucchi non è quella di una donna vittima o sconfitta, ma è quella di una sparviera, di una donna che cerca. Ove, questo termine: ricerca, è inteso nella sua accezione più piena, profonda, umana. Circe, indipendente, matura, è aperta al rapporto uomo-donna, ma non quello imposto dalla maschilista cultura classica.  Un rapporto nuovo, dialettico, paritario. Circe, vuole essere amata per quello che è. E lo dimostra il fatto che pur essendo maestra nell’arte delle mutazioni, non usa mai i suoi poteri su stessa.

Nel ritratto di Alessandra Fallucchi e Marcella Favilla, Circe è una donna consapevole, orgogliosa, guerriera. Che cede al desiderio senza soccombervi, che ama gli uomini senza subirli e senza averne bisogno.

Trasformò gli uomini in porci

Tra le poche visite che ricevette Circe, sicuramente la più famosa è quella narrata da Omero. Quella che tutti conosciamo, di Ulisse e del suo seguito, o meglio, il contrario. I marinai, reduci della guerra di Troia, sbarcano sull’isola di Circe, in avanscoperta e dopo essere stati accolti, abbondantemente sfamati dalla generosa fanciulla, cercano un uomo da ringraziare. Circe reagì orgogliosamente rivendicando di essere lei stessa l’uomo; la sola e unica proprietaria e padrona di tutto. Al saperla sola e “indifesa”, i marinai cambiarono improvvisamente atteggiamento. Le si fecero contro, con intenzioni tutt’altro che buone, ma lei fino all’ultimo, esitò nel reagire, nel difendersi, stentando a credere che quegli uomini, fino a pochi istanti prima grati e riconoscenti, si fossero tramutati, in un baleno, in brutali aguzzini. Ma dopo aver inopportunamente dubitato, dopo aver subito una prima volta, Circe non indugiò ulteriormente a proteggersi e trasformò i marinai in porci. 

L’abito come strumento magico 

Circe: Le Origini, la magia
Circe: Le origini, di Alessandra Fallucchi e Marcella Favilla, foto di Manuela Giusto

In questo procedere di eventi, la protagonista si serve della sua preziosa veste per enfatizzare i contenuti e per sottolineare, nella mia visione, il suo percorso di maturazione e crescita personale. Dalla fanciulla poco sicura di sé, assistiamo allo sbocciare della Donna, che non ha alcun timore di mostrarsi in tutta la sua potenza. Gradualmente Circe si svela, lasciando cadere i veli che ne compongono l’abito; ma, nello stesso tempo, fa di più. L’attrice, come una vera maga, ipnotizza e rapisce il pubblico, utilizzando ogni strato del vestito come uno strumento magico che le consente, grazie all’accuratezza dei movimenti, non solo di narrare gli eventi ma di restituirne una vivida immagine agli spettatori.   

Circe più umana che divina

La passione, la forza e l’intensità di questa Circe, più umana che divina, emergono palesemente dall’interpretazione di Alessandra Fallucchi. La cui recitazione, pur appoggiandosi su un testo validissimo, illuminante, poetico, non può dirsi esclusivamente di parola ma proprio fisica. Senza voler essere pleonastica, consapevole che la recitazione, in quanto tale, è cosa fisica, mi preme qui sottolineare l’importanza enfatica del movimento in Alessandra Fallucchi. I suoi gesti, sono pieni, impetuosi, irradiano significato. Come un evidenziatore sulla carta, rafforzano il testo, lo ispessiscono, amplificandone l’intensità drammatica e facendo sì che i contenuti, traslati in dirompenti immagini, rimangano impressi nella mente degli spettatori.

L.P.

Circe: Le origini
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